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Foto di Alexas Fotos da Pixabay

Il tema delle mascherine facciali oggi è molto dibattuto. Quali modelli esistono, cosa le differenzia le une dalle altre, per quanto tempo possono essere utilizzate, come devono essere indossate. Quello che è certo però è che esiste un unico grande problema diffuso e cioè riuscire ad acquistarle. Chi ha la fortuna di trovare una farmacia rifornita, si scontra con prezzi altissimi e con la possibilità di acquistarne una a persona. Chi è più smart confida nell’e-commerce cominciando un viaggio intricato di nomi, codici, spese di spedizione, attese di consegna che durano mesi senza avere la sicurezza che arrivino mai.

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Foto di Alexas Fotos da Pixabay

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Sono molte le raccomandazioni che si sono succedute in questi mesi in tema di salubrità degli ambienti. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria si è assistito ad un progressivo aggiornamento delle misure di prevenzione e di contenimento del contagio. Le prime indicazioni sono state quelle riferite alla persona, poi sono arrivate alcune specificazioni in merito agli oggetti e alle superfici con cui si viene a contatto ed infine le raccomandazioni riferite agli spazi chiusi, luoghi domestici e spazi di lavoro.

La possibile correlazione tra la qualità dell’aria e la propagazione del virus ha spostato l’attenzione pubblica sulla qualità dell’aria indoor, nonostante le implicazioni sulla salute e sul benessere delle persone fossero note da tempo.

Due anni fa la pubblicazione L’INQUINAMENTO INDOOR Aspetti architettonici, bio-giuridici e medico-scientifici dell’abitare, a cura della Fondazione Umberto Veronesi, che ha visto il contributo scientifico di Goldmann & Partners, descriveva non solo gli effetti sull’organismo delle sostanze tossiche presenti in ambiente, ma rintracciava nell’architettura l’origine di alcune problematiche conseguenti all’inquinamento indoor.

L’emergenza sanitaria in corso ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica tutti questi temi sui quali, nella particolare circostanza attuale, si sono espressi professionisti della sanità, tecnici, e organizzazioni di ingegneri e impiantisti, fornendo raccomandazioni specifiche circa la riduzione del rischio da diffusione del Coronavirus mediante gli impianti di climatizzazione e ventilazione in ambienti sanitari e nei luoghi di lavoro.

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Crediti foto: Bru-nO

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Gli obiettivi di circolarità da raggiungere entro il 2020 per il settore della moda sono: investire in strategie di progettazione per la riciclabilità, aumentare il volume di indumenti usati raccolti, incrementare la vendita di indumenti usati e quella di indumenti realizzati con fibre riciclate. È stata la Global Fashion Agenda a lanciare la Call to Action for a Circular Fashion System in occasione del Fashion Summit di Copenaghen nel maggio del 2017. In quell’occasione 64 aziende, per 143 brand, avevano colto l’invito sottoscrivendo una lettera d’impegno.

Per alcune aziende stabilire quegli obiettivi ha rappresentato solo il passo necessario per avviare la transizione, ma la maggior parte delle industrie del settore non ha ancora formulato alcuna strategia per passare da un sistema produttivo lineare ad uno circolare a zero rifiuti.

Da dove iniziare, dunque?

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Crediti foto: Myriam Zilles

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La salute e il benessere sono i pilastri fondamentali sui quali l’essere umano costruisce la propria vita personale e lavorativa e avrebbe l’opportunità di trovarli ovunque se ogni edificio fosse realizzato secondo i principi dell’architettura bioclimatica. Ma purtroppo non è ancora così.

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Attualmente solo il 9% delle risorse utilizzate nell'economia globale seguono una logica circolare: ora più che mai la circolarità richiede di essere applicata al massimo delle sue potenzialità.

Di questo si stanno accorgendo non solo le amministrazioni aziendali ma anche i parlamenti di tutto il mondo, convinti che un cambio radicale di paradigma sullo sfruttamento delle materie prime sia una carta vincente per uno sviluppo sostenibile.

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Il quesito si presenta come un paradosso che farà storcere il naso agli imprenditori del settore così come agli ambientalisti. Il settore turistico, si sa, è tra quelli che stanno accusando le conseguenze dell’epidemia più gravi sul piano economico e gestionale e che ne risentiranno maggiormente anche al termine dell’emergenza sanitaria in corso. D’altro canto, anche questo è risaputo, le navi da crociera sono spesso incriminate di essere le principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, oltre che di svariati disastri ambientali nei mari.

Gli indici di qualità dell’aria in questi giorni, così come la ritrovata limpidezza di certe acque, dimostrano come, di fatto, l’ambiente stia beneficiando dello stop del settore. Tra i due termini del quesito iniziale sembra vigere il paradigma “Mors tua, vita mea”; difficile dunque pensare che la ripresa della navigazione possa coesistere con un qualche beneficio per l’ambiente.

Eppure, sono proprio questi i termini della questione che sta animando il dibattito politico-economico negli Stati Uniti.

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Crediti foto: LUM3N

Il concetto di "sostenibilità" nel mondo della moda è un argomento molto dibattuto. Sia gli stilisti sia i grandi marchi stanno cercando di rispecchiare la crescente richiesta da parte dei consumatori di maggiore attenzione verso l’ambiente. Molto spesso però, come fosse “un ultimo trend da seguire”, quello che vediamo sono solo slogan altisonanti dalla grafica accattivante ma nulla di più.

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Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato. Così scriveva Edgar Allan Poe quando ancora il viaggio rappresentava nell’immaginario collettivo un sogno da vivere non appena possibile.

Viaggiare infatti è sempre stato sinonimo di libertà e di scoperta del mondo esterno ma anche interiore.

Oggigiorno la leggerezza e la spensieratezza con le quali si pensava al semplice uscire di casa sono state totalmente sostituite dal sentimento della paura e dell’incertezza.

Il Coronavirus infatti sta generando giorno dopo giorno una crisi esponenziale che oltre a riguardare l’ambito sanitario, ha travolto anche l’industria del turismo, avendo enormi impatti che si ripercuoteranno in questo settore per molto tempo.

 

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TASMANIA, AUSTRALIA: la riqualificazione sostenibile di un ex complesso industriale nel Parco Nazionale del Lago St Clair recupera edifici Art Déco patrimonio dell’UNESCO trasformandoli in un rifugio a servizio degli amanti della Natura selvaggia e incontaminata.

 

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L’estrema semplicità dei materiali e la pura abilità compositiva delle creazioni Boro, realizzate dai contadini giapponesi fin dal XIX Secolo e ora esposte per la prima volta negli Stati Uniti a New York, sono un richiamo di grande attualità che pone domande cruciali sui temi della sostenibilità, dell’inquinamento e del riuso al settore della moda e del design.

Con questo spirito la nuova mostra della Japan Society “Boro Textiles: Sustainable Aesthetics”, ovvero “I tessuti Boro: Estetica Sostenibile” invita a riscoprire alcuni tra i principi chiave dell’etica ed estetica giapponese: la prevenzione degli sprechi e la valorizzazione delle imperfezioni distintive.

 

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Lead image: ©Kyoichi Tsuzuki, courtesy of the artist and Amuse Museum, Chuzaburo Tanaka Collection

“SHARED RESPONSIBILITY, GLOBAL SOLIDARITY: RESPONDING TO THE SOCIO-ECONOMIC IMPACTS OF COVID-19”, questo il titolo del rapporto dell’ONU sugli impatti di lungo termine generati dall’emergenza Covid-19. Lo studio, presentato dal segretario generale António Guterres alla fine di marzo, mette in evidenza le gravi implicazioni socioeconomiche dell’epidemia in corso e fa appello alle Nazioni Unite affinché mettano in atto politiche di cooperazione per mitigarne gli effetti.

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Nel particolare momento storico che stiamo vivendo, a causa della recente epidemia di Covid-19, accorciare la catena di approvvigionamento dei prodotti agroalimentari, sarebbe quanto mai necessario per la creazione di comunità locali più resilienti.

Un recente studio dell’Università di Sheffield ha tracciato i contorni di uno scenario possibile evidenziando come la conversione ad uso agricolo del verde urbano e privato produrrebbe frutta e verdura in quantità tali da superare il fabbisogno locale.

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